Con la messa in
scena di “Le voci di dentro” dopo “Napoli Milionaria!” desidero
proseguire, insieme a Francesco Rosi, il discorso teatrale sulla
drammaturgia di Eduardo. Le due commedie, scritte a pochi anni di
distanza (“Napoli Milionaria!” nel 1945 e “Le voci di dentro” nel
1948), segnano infatti il momento di passaggio da un Eduardo in
cui è ancora viva la speranza nei grandi cambiamenti e nel
recupero dei valori fondamentali, dopo il terribile dramma della
guerra, ad un Eduardo in cui la disillusione ed il pessimismo
prevalgono in misura crescente. E’ il momento in cui
Eduardo passa dalla riflessione sulla società all’approfondimento
dei rapporti all’interno della famiglia...
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Una sera dell’anno
scorso, in attesa dell’inizio di uno spettacolo al Teatro Quirino,
il critico Aggeo Savioli, che aveva apprezzato la mia regia di “Napoli
Milionaria!”, mi si rivolge per chiedermi: «Ma perché non
metti in scena “Le voci di dentro”?». Io ero seduto dietro
a lui assieme a Luca De Filippo e a mia figlia Carolina. Gli
risposi, più che sorpreso, sbalordito, come per un segno di
premonizione magica: «Ma è proprio quello che abbiamo deciso di
fare con Luca per la prossima stagione.» Lo spettacolo lo faremo e
spero che ad Aggeo Savioli piacerà.
Questa commedia, scritta e rappresentata per
la prima volta nel
1948...
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Dall’alto del suo
abitacolo, come un antico stilita, un decrepito filosofo
pessimista, disgustato dell’umanità, non parla più e sputa su chi
gli capita a tiro. A volte dice qualcosa, ma solo se strettamente
necessario, e con uno spettacolare alfabeto di sua invenzione,
fatto di botti e castagnole.
Proprio da quando ha smesso di lavorare però, la “ditta
organizzatrice di feste” di questo vecchio ex apparatore ha
cominciato ad andar male, tanto da far pensare ai suoi due nipoti,
cui ha lasciato in eredità quel lavoro, che a Napoli si sia smesso
di fare feste.
Saranno stati i disastri che la guerra ha provocato anche nel
cuore della gente...
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