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 Eduardo scrive Ditegli sempre di sì alla fine del 1925, quando recita nella compagnia che il fratello Vincenzo ha ereditato dal padre, Eduardo Scarpetta.Fulvia Carotenuto - Mario Porfito 
La commedia è una delle prime di questo giovane attore, già molto apprezzato all'epoca dal pubblico e dalla critica. Il repertorio della compagnia Scarpetta era fatto allora soprattutto di pochades, un genere di derivazione francese, contraddistinto da intrecci complicati, intrighi, equivoci, che avevano la loro prevedibile e tranquillizzante soluzione alla fine della commedia. A sfruttare ampiamente il genere pochadistico, adattandolo alla realtà napoletana, era stato proprio Eduardo Scarpetta; e Vincenzo aveva seguito le sue orme, continuando a mettere in scena le commedie del padre, scrivendone di proprie o commissionandone ad altri autori. Ditegli sempre di sì rientrava perfettamente in quel genere, tanto apprezzato dal pubblico, quanto disprezzato dai critici più severi.


Ma leggendo la commedia nelle edizioni a stampa che conosciamo non si può farsi un'idea delle sue caratteristiche originarie.Quando arrivò a pubblicarla per la prima volta, nel 1962, Eduardo aveva già sottoposto il testo a diverse revisioni che l'avevano cambiato di molto rispetto a quella prima versione; a partire dal titolo che era all'epoca molto esplicito: Chill'è pazzo! 


II lavoro si articolava in tre atti e prevedeva un numero di interpreti di gran lunga superiore a quello delle versioni più recenti: ventiquattro, contro i tredici attuali. Anche il nome del protagonista era diverso: non Michele Murri, ma Felice Siosciammocca, la "maschera senza maschera" di tante commedie scarpettiane, che Vincenzo aveva ereditato dal padre. E naturalmente, quando la commedia fu messa in scena, nel 1927, proprio Vincenzo Scarpetta ne fu l'interprete. Per se Eduardo creò una parte molto divertente, quella di Luigi Strada, uno studente squattrinato con una - non ricambiata - passione per il teatro. Per Peppino, anche lui in compagnia, ideò un grazioso "cammeo" comico, che avrebbe poi soppresso nelle versioni successive. II personaggio, ricalcato sulla figura tradizionale del "mamo", cioè del giovanotto ingenuo e un po' sciocco, compariva in una scena del primo atto: trovandosi assieme alle sorelle in casa del pazzo, veniva messo messo in fuga dalle descrizioni, troppo realistiche, delle sue avventure manicomiali. 
 

 
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