L'intreccio centrale della
commedia era naturalmente quello che conosciamo: un pazzo, creduto sano
di mente, combina guai e crea equivoci di cui nessuno riesce a spiegarsi
la causa, finchè non viene fatta luce sulle sue reali condizioni
mentali. Attorno a questa vicenda si sviluppavano però altre linee
di intreccio e, assai più che nelle versioni successive, i destini
dei personaggi erano legati gli uni agli altri in un viluppo inverosimile
e difficilmente raccontabile.
Ad esempio, Don Giovanni
Altamura, I'attempato padrone di casa del protagonista, aveva una relazione
con la giovane Olga, fidanzata in segreto con Ettore e pronta a civettare,
per gelosia, col non più giovane Attilio Gallucci, sposato con Adelaide...
Attilio, poi, per una serie di bizzarre coincidenze (un abito nero, una
valigia, un modello anatomico scambiato per un braccio umano) veniva incolpato
dell'assassinio di una anziana signora e finiva in carcere - la vicenda
era ispirata ad un fatto di cronaca. L'azione aveva il suo apice alla fine
del secondo atto, quando gli equivoci montati dal pazzo culminavano in
una scena caotica a base di svenimenti, ambulanze, poliziotti, corone da
morto... Nel 1932 Eduardo rimise mano alla commedia per adattarla alle
esigenze della nuova compagnia ("II Teatro Umoristico I De Filippo"), creata
nel frattempo assieme ai fratelli. II lavoro venne ridotto da tre a due
atti, furono eliminati parecchi personaggi, cambiato il nome del protagonista,
tagliate e modificate diverse scene.
Eduardo non si limitò
però ad una semplice sfoltitura del testo, ma ne cambiò,
in un certo senso, il genere, eliminando gli elementi più apertamente
farseschi e pochadistici e allentando I'intreccio troppo aggrovigliato
delle relazioni tra i vari personaggi. Don Giovanni Altamura, ad esempio,
da attempato viveur si trasforma in un tranquillo padrone di casa; Olga,
che nella prima versione aveva ben tre amanti (o aspiranti tali), diventa
semplicemente la fidanzata di Ettore e sparisce, come il personaggio del
suo innamorato, alla fine del primo atto; vengono eliminate scene "cammeo",
come quella un tempo interpretata da Peppino o il personaggio di Nicola,
un giovane servitore che pensa solo a giocarsi i bottoni delle giacche
che trova in giro (nella nuova versione la gag dei bottoni venne conservata,
ma attribuita al protagonista). Dalla revisione il testo uscì molto
ridotto, non solo per adattarsi alle caratteristiche della nuova compagnia,
assai meno numerosa della precedente, ma anche alle tecniche di recitazione
che nel frattempo Eduardo aveva messo a punto con i fratelli e i compagni
d'arte.
Allentando la tessitura
dell'intreccio, tagliandone qua e là i fili, alleggerendo il copione
fin quasi a farne un canovaccio, egli lo rese più adatto al lavoro
di improvvisazione. Durante le prove (e forse anche nel corso delle rappresentazioni)
lui e i suoi compagni aggiungevano battute, azioni, lazzi "a soggetto",
che venivano annotati dal suggeritore sul copione di scena e che, nel tempo,
sarebbero poi stati sistemati e messi per iscritto dall'autore. Ad esempio,
la famosa scena in cui Luigi Strada si esibisce nelle risate e nel pianto,
venne integrata da parecchie battute improvvisate; la gag di Luigi che,
non volendo mostrare la propria camicia rotta, chiede a Michele di stornare
I'attenzione dei presenti e viene invece svergognato da lui, nacque da
un "soggetto"; e lo stesso avvenne per la scena in cui Luigi cerca dell'acqua
per dissetarsi e Michele gli fa credere che la fonte più vicina
e a quattordici chilometri, costringendolo poi a bere da un secchio per
i fiori... Sapendo di poter contare su una piccola compagnia di attori
di talento, molto affiatati, Eduardo regista e interprete della propria
commedia, lasciò "aperto" il copione cosi da predisporlo al contributo
creativo degli attori. Non a caso, le invenzioni più divertenti
furono proprio quelle riguardanti i personaggi di Michele Murri, il "pazzo",
e di Luigi Strada, I'"attore", interpretati rispettivamente
da lui e dal fratello Peppino.
 
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