![]() |
Sei nell'archivio degli spettacoli della Compagnia di Teatro di Luca De Filippo - Stagione Teatrale 1997/98 | Home Spettacolo| Home Page |
![]() |
![]() ![]()
|
In questi anni, Molière aveva attirato la gelosia di numerosi rivali, che si manifestò in tutta la sua violenza al trionfo di una delle sue migliori commedie, La scuola delle mogli (1662). La novità dell'argomento, cioè il matrimonio e l'educazione delle ragazze, e l'originale critica della società contemporanea irritarono sia alcuni autori sia i difensori della morale tradizionale. L'aspra polemica, sostenuta dal teatro rivale dell'Hôtel de Bourgogne, si protrasse durante tutto l'anno successivo, con testi satirici, accuse e attacchi personali a Molière (che nel 1962 aveva sposato Armande Béjart, figlia o sorella di Madeleine, da taluni invece ritenuta figlia sua). Con la protezione del re, nel 1663 presentò, in risposta alle critiche, due atti unici, mettendosi in scena con i suoi attori: la Critica della "Scuola delle mogli" e L'improvvisazione di Versailles, che a loro volta suscitarono nuove polemiche al punto che nel 1664 Tartufo, il cui protagonista era un falso devoto, fu interdetto su richiesta dell'arcivescovo di Parigi. L'anno dopo, Molière fu costretto a rinunciare, dopo poche repliche, alla sua versione del Don Giovanni. Nel 1665 il re ufficializzò la sua protezione nei confronti della compagnia di Molière, nominandola "compagnia reale". Gli anni seguenti furono estremamente fecondi: Molière compose Il misantropo (1666), la sua commedia più seria, dove talvolta la comicità è offuscata dalla dimensione tragica, L'avaro, Anfitrione, tratto da Plauto, e Georges Dandin (1668), Le donne saccenti (1672). Nel 1669 finalmente poté rappresentare, con enorme successo, Tartufo o l'impostore, dopo che nel 1667 una versione riveduta era stata nuovamente interdetta. Tra il 1664 e il 1672 il re commissionò a Molière quindici opere teatrali, per un totale di circa duecento rappresentazioni. Un genere particolarmente in voga presso la corte era quello della commedia-balletto, spettacolo composto di musica, danza, teatro. Molière ne compose diverse, alcune delle quali su musiche di Lulli: La principessa di Elide (1664), L'amore medico (1665), Il signor di Pourceaugnac (1669), Gli amanti magnifici e Il borghese gentiluomo (1670), Psiche e La contessa di Escarbagnas (1671). Molière fu presto soppiantato da Lulli, al quale un privilegio del re assicurò l'esclusività per la rappresentazione di opere cantate e ballate; ottenne tuttavia un permesso speciale che lo autorizzava a inserire delle scene musicali e coreografiche nel Malato immaginario, andato in scena il 10 febbraio 1673. Fu un trionfo e anche la sua ultima commedia: nel corso della quarta replica, il 17 febbraio 1673, Molière fu colto da un attacco cardiaco e morì poco dopo.
Malgrado
tutte le difficoltà, morali e materiali, Molière godette
di uno straordinario successo presso il pubblico, la corte e altri scrittori,
grazie alla capacità di realizzare una sintesi di tutti i generi
del teatro comico: la farsa, la commedia dell'arte e la commedia psicologica,
inaugurata da Corneille intorno al 1630. La farsa aveva occupato un posto
importante nel teatro comico nei secoli XV e XVI. Essa rappresentava, con
pochi personaggi e un intrigo lineare, situazioni ispirate alla vita quotidiana
(scene di vita coniugale, adulteri, furti, inganni) ed era fondata su una
comicità d'azione (travestimenti, inseguimenti, bastonate), che
sfociava in un ribaltamento finale della situazione. I personaggi rappresentavano
tipi umani dai caratteri ben definiti: la moglie infedele, il commerciante
imbroglione, il monaco corrotto (moine bourru). Molière scrisse
numerose farse, tra cui Il medico per forza, e impiegò spesso, nelle
sue commedie, i procedimenti caratteristici di questo genere. Della commedia
italiana utilizzò, anche nelle sue opere più serie come Tartufo,
soprattutto lo stile di recitazione: nella maggior parte delle sue interpretazioni
appariva truccato, moltiplicando, grazie alla mimica, alle acrobazie e
alle smorfie, gli effetti comici e grotteschi. Molière stesso diede
al nuovo tipo di commedia da lui creato il nome di grande comédie,
inaugurata con La scuola delle mogli. In realtà, solo poche delle
sue commedie rientrano in senso stretto nella categoria della grande comédie,
scritta in versi e divisa in cinque atti, basata su un tema serio, psicologico
o sociale, come Tartufo, Il misantropo, Le donne saccenti. Don Giovanni,
la commedia più moderna e più rappresentata, spesso considerata
la più profonda per l'analisi condotta sulla figura del libertino
Don Giovanni, è quella in cui è più evidente il gusto
di Molière per la mescolanza di generi e di toni: si tratta di una
commedia irregolare, scritta in prosa, dove i luoghi e i tempi dell'azione
sono moltiplicati, contrariamente alle regole del teatro classico francese.
Le sue opere, circa una trentina, diverse per genere, sono quasi tutte fondate sulla comicità che nasce spesso dalla rappresentazione, caricaturale e deformata, della società dell'epoca. La satira e la critica colpiscono nei loro difetti soprattutto i notabili, coprendoli di ridicolo: medici ciarlatani, ipocriti, pedanti, mariti gelosi, falsi intellettuali e falsi devoti, nobili corrotti. Questi personaggi, nati dall'osservazione degli uomini e della società del tempo, assumono, grazie all'esagerazione e alla deformazione operate da Molière, un carattere universale e diventano dei tipi dai caratteri definiti, o meglio, degli archetipi. La varietà caratterizza anche lo stile di Molière, che attribuisce a ogni personaggio e a ogni situazione il proprio linguaggio, con una grande mescolanza di toni e di registri che vanno dalla parlata popolare a quella raffinata, ai gerghi dei medici o dei giuristi: toni che, uniti nell'intreccio, contribuiscono in modo decisivo all'esplosione della comicità. |
![]() |
||
|
WWW
by A. Cannatà for Elledieffe
|