In un mondo di intellettuali sempre più omologato e conformista, chissà quanto
dovremo aspettare qualcun altro che abbia altrettanta personalità e che sappia dare mai per scontato il proprio giudizio,
mettendosi in condizione di continua discussione con severità e, perché no, anche con tanta ironia. Non lo conoscevo come autore teatrale e quando Andrée me ne ha dato
l'occasione ho scoperto con piacere una scrittura sapiente e avvezza al palcoscenico. Era molto contento di essere rappresentato e aveva scelto lui stesso i due atti unici da fare, non sapete quanto mi dispiace che non possa assistervi.
Resisté racconta con sarcasmo e ironia la metamorfosi di un uomo di cultura che, da libero pensatore, si trasforma in intellettuale marionetta del regime. È evidente il severo giudizio etico-morale che l'autore dà di questo cambiamento. Ma
altre due annotazioni, secondo me di notevole interesse, si percepiscono come temi non secondari in questo testo. La prima è che la tanto decantata, soprattutto oggi, "meritocrazia" è una pia illusione, propinataci da coloro, che certo non solo per mezzo del "merito", occupano posizioni di
rilievo. La seconda, molto più rilevante e profonda, è come siano cambiati, nel tempo, i metodi di censura utilizzati dalla classe dirigente, sempre meno cruenti e, proprio per questo, molto più subdoli e efficaci, come la lenta emarginazione, senza clamore, ma crudelmente determinata, di
chi non la pensa in modo conforme. Piano piano si chiudono i ponti e le possibilità di esprimersi diventano sempre più esigue, fino all'esaurimento.
È una guerra infida che lentamente isola, discrimina e ghettizza fino a minacciare la stessa sopravvivenza dell'individuo. Tutti noi sappiamo quale dovrebbe essere il dovere di un intellettuale, ma di fronte a questo muro di gomma e a questa
babele di parole, quanti sono in grado di difendere il proprio ruolo di "libero pensatore"?
Per quanto mi riguarda, non sono in grado di rispondere. Luca De Filippo |