di Rita Sala
Piacevolissima serata, quella con Luca De Filippo e la sua compagnia, attualmente al Nazionale. In scena, neanche a dirlo, una commedia di Eduardo, Uomo e galantuomo, scritta nel l922, quando il giovane autore ancora lavorava con Vincenzo Scarpetta. Testo movimentato, macchiettistico, legato ai tipi e alle situazioni della Commedia dell'arte, nonché al teatro boulevardier, viene da Luca, per questa versione, asservito a una lettura fedele e personale al tempo stesso. E' il suo di un meritevole intento: "sfruttare" la miniera di famiglia senza limitarsi a fotocopiare il passato. La storia in questione narra di un gruppo di guitti ingaggiati per una serie di recite estive. I poveracci si arrabattano nella vita e in palcoscenico, spernacchiati fin dal debutto da un pubblico di villeggianti disattenti ed esigenti. La primattrice aspetta un figlio del capocomico, Gennaro, e attomo a loro si muove un drappello di personaggi coloriti e balordi, dalla comprimaria lacera e parolacciaia, ad Alberto De Stefano, giovane benestante cui non dispiace il legame con una signorina misteriosa. La quale, dopo avergli rivelato d'essere anch'ella incinta, scompare misteriosamente. E via elencando. C'è un nobilotto cornuto, ci sono il delegato di polizia, gli agenti. il fratello collerico della primadonna col pancione... eccetera, eccetera. Luca regista ha deciso di porgere il tutto nella veste di una pellicola del muto: ambienti e personaggi in bianco e nero, didascalie incorniciate da fregi liberty. movenze che. di quando in quando, citano le accelerazioni o i rallentamenti delle comiche finali. Gennaro, in particolare, che si ustiona i piedi con l'acqua bollente di una pentola destinata ai maccheroni, esibisce e muove le estremità bendate, nella seconda parte della rappresentazione, alla maniera dello scarputo Charlot. Luca attore gli presta una disinvoltura nuova, una piacevolezza disincantata eppure naive che toglie dal regionalismo stretto, rendendola universale, la figura dell'infingardo partenopeo.Cercano l'estensione, l'allargamento di orizzonte, anche gli altri interpreti. Che pure, con molta forza interpretativa, nulla tolgono all'eduardismo schietto della commedia. Da Angela Pagano (Viola prima, poi la serva sarda Assunta), a Sebastiano Nardone (De Stefano), da Nicola Di Pinto (don Carlo T.olentano) a Enzo Scudellaro (il fratello di Viola), l'intero cast lavora per la causa, in un amalgama degno di nota.Bruno Garofalo, lo scenografo, firma quadri di grande omogeneità, veri e propri fotogrammi d'antico cinema che rubano a quel mondo ogni sfumatura della gamma bianconera, dai grigi ingialliti ai crema leggeri. E Sivia Polidori, costumista mai casuale, gioca allo stesso modo con gli abiti e con gli accessori. Di Nicola Piovani le musiche, nervatura sonora della quale Io spettacolo, cosi com'è congegnato, non potrebbe fare a meno.La sera della "prima", nonostante qualche disguido in sala nella sistemazione del pubblico e un malore occorso durante il secondo atto a uno spettatore (lo spettacolo si è interrotto per alcuni minuti), il successo è stato caldissimo.
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